Coaching_Attoriale

Piccola intervista a Laura
Laura De Biasi



Laura De Biasi, attrice professionista formatasi al Teatro Stabile di Genova. Che significato ha per te la recitazione?



Iniziando a 13 anni era per me un'attività che mi stimolava ad esprimermi anche in modo diverso da com'ero di solito, non l'ho mai presa come un gioco, ma come entrare in una diversa dimensione dove potevo “percepire in modo vivido” le sensazioni di una emozione.



Ci sono dei modelli ai quali ti ispiri o ti sei ispirata?



Quando studiavo a Genova in Accademia, c'erano molti attori che potevano fungere da modello da Mariangela Melato ad Eros Pagni... poi spaziando nei vari settori come quello del cinema, i nomi sono aumentati da Robert De Niro a Meryl Streep, da Kate Winslet a Emily Blunt, da Di Caprio a Amy Adams, da professionista del settore ora mi ritrovo a guardarli con occhio tecnico e ad apprezzare il lavoro che c'è dietro ad ogni loro interpretazione, il metodo anglo-americano è ancora un elevato modello di evoluzione nella recitazione.





Nel 2003 diventi Docente e Direttrice del Centro Superiore delle Comunicazioni “Camploy”. Quando e come è nata l’idea di fondare una vera e propria scuola?  



Quando per la prima volta mi capitò un incarico di insegnante di dizione e recitazione a livello individuale, scoprii subito che trasmettere il mio bagaglio esperienziale agli altri mi dava una gratificazione mai sentita prima, poi vedendo che gli allievi aumentavano sempre di più, la domanda nacque spontanea: perché non aprire una scuola mia?



Nel percorso formativo quando eri tu allieva, ci fu qualcuno che ti indirizzò o in qualche modo ti ispirò?



Ebbi la fortuna di avere maestri validi e ispiranti, a partire dal primo corso di recitazione quando avevo solo 13 anni alla scuola professionale del Teatro Stabile di Genova, da Natale Brogi a Narcisa Bonati, da Anna Laura Messeri a Massimo Mesciulam, da Marco Sciaccaluga a Peter Clough, ognuno a suo modo mi esortò a continuare il mestiere dell'attrice, ma la mia indole e le doti che avevo mi stimolavano a cercare anche altre soddisfazioni professionali. Fu quando incontrai Tonino Accolla -famoso professionista nel settore del doppiaggio- che mi resi consapevole di un'altra mia qualità : lui mi disse: “ Laura tu hai un grande talento attoriale, ma vedo in te anche la figura di una brava guida per gli altri... pensaci” . Questo perché senza rendermi conto, capitava che altri colleghi venivano da me a chiedermi consigli su come dire una battuta o usare la voce ed io con grande gratificazione e generosità (cosa rara nel mondo attoriale) li aiutavo a migliorare.



Oggi moltissimi giovani sognano di entrare nel mondo dello spettacolo; pensi che la situazione sia cambiata rispetto a quando hai scelto tu questo percorso?



Sai, negli anni '90 il mestiere dell'attore era visto ancora come un'attività di nicchia, soprattutto nel teatro, ti dicevano fin da subito che era difficile e bisognava lavorare duro e con disciplina, ora con i mass-media questo lavoro è molto pubblicizzato e in un certo senso svalorizzato, te lo fanno sembrare semplice e alla portata di tutti, ma non è così; i ragazzi di oggi dopo essere stati sedotti da questo sogno, poi capiscono che è un lavoro impegnativo quindi la selezione è poi naturale...

	Cosa consiglieresti a chi si vuole avvicinare oggi al mondo 	della recitazione?

Prima di tutto di approcciare a questo lavoro con umiltà e passione, se presa seriamente è un'attività molto impegnativa, che richiede disponibilità, memoria, poca autocritica... ma nel mondo della recitazione professionale se ti impegni, poi vieni premiato, perché in questo settore si cercano sempre attori con queste qualità, ispiranti fiducia e sicurezza.



Credi che sia più importante l’impegno o il talento?



E' capitato nel mio mestiere di formatrice, che il talento venisse a galla e si manifestasse un po' alla volta. Dopo varie ore di allenamento e di studio, la paura di sbagliare e l'imbarazzo se ne vanno, allora l'attore è libero di esprimersi e di emozionarsi veramente. Devo dire che l'aiuto di una buona guida è fondamentale!



Tre doti che ritieni essenziali per aspiranti attori o attrici. 



Temperamento, generosità nella collaborazione con gli altri ed umiltà.



Laura, tu insegni Recitazione Teatrale e Cinematografica. C’è una differenza tra queste due tipologie di performance?



Io continuo ad affermare che non c'è una sostanziale differenza nella dimensione attoriale, perché quando un attore fa bene il suo lavoro - ossia di farti entrare con mente e corpo nella sua storia - il pubblico è coinvolto, si innamora di ciò che sta guardando ed è pienamente partecipe del suo dolore o della sua gioia... ti è mai capitato di addormentarti a teatro o anche al cinema? Ecco, il comune denominatore era la mancanza di scambio emotivo tra l'attore e il pubblico.



Il tuo insegnamento si basa esplicitamente sui metodi di Strasberg e Meisner. Chi sono e che novità hanno apportato nel mondo della recitazione?



Strasberg e Meisner furono tra i primi maestri che portarono nel teatro occidentale le idee del maestro russo Stanislavkij, dagli anni Trenta in poi rivoluzionarono il tipo di recitazione negli attori teatrali e cinematografici, ossia crearono, ognuno con un suo Metodo, una via strutturata alla creazione di un comportamento autentico e reale all'interno di circostanze immaginarie del teatro.

La maggior parte degli attori americani dagli anni '50 in poi, furono allievi o dell'uno o dell'altro, da Marylin Monroe, Al Pacino e Dustin Hoffman... per Strasberg, a Grace Kelly, Robert Duvall fino a Johnny Depp, Sandra Bullock e Gandolfini... per Meisner, cambiando completamente l'assetto comunicativo ed emotivo nella recitazione.



Che cosa ci possono insegnare oggi, qui e in Italia?



Mi sono resa conto che più di 10 anni fa, quando iniziai a insegnare anche i loro metodi di training attoriale, a Verona e in Italia raramente si parlava di loro...I miei allievi erano entusiasti, ma nello stesso tempo si accorgevano quanto era difficile eseguire quello che richiedevo loro: ossia stare in completa e costante comunicazione con il partner attore. Eh sì, la difficoltà è ancora questa qui in Italia: dismettere quell'immagine rappresentativa e autocelebrativa che ci trasmettono gli attori italiani, ed imparare a cogliere dal “collega” uno spunto per creare una nuova situazione in scena, non pensare solo alla propria interpretazione, ma ascoltare quella dell'altro come stimolo per creare la gestualità e le reazioni emotive del proprio personaggio.



Che cosa significa per te portare la verità in scena?



Meisner diceva che recitare è : “Vivere in maniera vera all'interno di circostanze immaginarie” ed io sono pienamente d'accordo con lui, fare propria la storia di un personaggio come se fosse una assoluta realtà è un'arte non semplice, bisogna entrare in modo profondo nelle sfaccettature emotive della natura umana, un bravo attore mostra al pubblico l'aspetto più privato, autentico e intimo del personaggio che interpreta. Se fatto in questo modo è un lavoro artigianale ed anche antropologico .



In base a che cosa selezioni i testi e le scene da sottoporre agli allievi?



Già durante l'audizione di ammissione al corso, in cui conosco per la prima volta i miei futuri allievi, inizio ad immaginare cosa potrebbe essere utile e stimolante far loro recitare durante l'anno, le età sono le più svariate, ma quello che per me è importante è di farli uscire dalla loro zona di comfort, ossia sperimentare in loro la capacità di esprimere emozioni e situazioni al di fuori dal loro quotidiano, facendoli anche trasgredire a volte! Quindi se ho di fronte una personalità pacata e dolce, le farò interpretare un personaggio aggressivo e cinico, per una invece già estroversa e magari anche un po' disillusa dalla vita, le calzerò un personaggio romantico e generoso, i risultati sono sorprendenti, umanamente appaganti e di crescita.



	Oltre ai programmi di Recitazione, insegni anche Doppiaggio 	Televisivo e Cinematografico. Qui è la voce ad avere la 	meglio sul corpo?



Indubbiamente nel doppiaggio si esprimono le emozioni e le azioni del personaggio esclusivamente con la voce. Comunque si tratta sempre di recitazione, con la differenza che il pubblico non vede te, ma l'attore del film; si impara a “piegare” la voce al tipo di interpretazione, a cambiarla di tonalità e ad esprimere le emozioni nelle sfumature vocali, rimanendo sempre e comunque legato allo stato d'animo dell'attore in video ed vivendolo il più realmente possibile.



Che cosa bisogna fare per diventare un bravo doppiatore?



Prima di tutto si deve imparare bene la dizione italiana, una buona pronuncia senza inflessioni regionali è alla base di questo lavoro, poi è importante avere la predisposizione a esprimere i vari sentimenti che ti sono richiesti anche a comando, un'altra cosa è quella di non compiacersi troppo della propria voce, perché si rischia di risultare finti , ma di creare con essa un rapporto giocoso e di ricerca, senza inibizioni.



Che cosa si può imparare a fare con la propria voce oltre al Doppiaggio? Penso, per esempio, ai programmi radiofonici … 



Nel corso di doppiaggio che conduco, faccio affrontare anche delle sessioni di speakeraggio radiofonico, in cui l'allievo si esercita a leggere in modo professionale gli spot pubblicitari , documentari di vario tipo e per chi si dimostra più portato e appassionato in questo specifico settore, lo esercito a condurre, simulando,  anche una trasmissione radio in diretta.



Prima di tutto, però, bisogna imparare a parlare bene. Per questo c’è il tuo corso sulla Dizione… è ancora importante oggi conoscere la nostra lingua?



Beh, in alcuni campi dello spettacolo, la dizione non è più richiesta come una volta, mi riferisco nel giornalismo e nelle conduzioni televisive, ma quando una persona ancora oggi si esprime con una chiara e corretta pronuncia, non ci sono dubbi che la sua comunicazione verbale acquisti carisma e piacevolezza.



Nel corso di Dizione su che cosa ti concentri oltre alla corretta pronuncia delle parole?



Quello che tanti non sanno, è che una buona respirazione con il diaframma(o muscolo diaframmatico) aiuta anche ad una buona emissione vocale. I miei utenti sia nei corsi artistici sia in quelli sulla comunicazione professionale, iniziano il corso subito con l' appropriarsi di questa facoltà, la gestione del respiro è di supporto per una buona comunicazione verbale e para-verbale. Poi si sensibilizzano a gestire il ritmo, le pause e la modulazione tonale nell'eloquio.
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